Intervista a Daniela, Max e Anna

OinO - Voi conoscete le lotte che si stanno svolgendo da anni qui all’Isola?

Daniela, Max, Anna - Sì.

OinO - Il momento è particolare perché sembra che fra non molto in qualche modo si arrivi ad un esito, qualunque esso sia. In questo momento quello che è tangibile, oltre o grazie alla lotta in corso, sono i desideri che scaturiscono dall’immaginario e dalle esigenze di ogni persona coinvola. In futuro, probabilmente, non rimarrà nulla di tutto questo e noi vorremmo invece fermare questo momento registrando e trascrivendo tutto quel che avete da dire su ciò che state pensando riguardo alle trasformazioni future. Insomma l’unica produzione reale ora sono i vostri disegni immaginari, le proposte, i desiderata. Cosa ne pensate?

D.M.A - Vi possiamo dire il motivo per cui noi abbiamo scelto di venire all’isola, è perché la sensazione è quella di vivere in un paese.

OinO - E’ da molto tempo che vivete qui?

D - Qui, in Via Sebenico, sono dieci anni di sicuro, e poi altri dieci anni nella zona prima della Chiesa della Fontana, che può essere considerata Isola anche quella. Lui veniva dal centro, ha conosciuto questa zona…

M - E’ stata una scelta mia, mi sono detto Isola o nient’altro di Milano.

D - Anche perché c’è quest’idea che ci si conosce e per strada ci si saluta ancora, è un altro modo di vivere la città, a condizione umana.

M - In questo quartiere c’è una dimensione umana, cosa che, francamente, con il nuovo progetto…A me di avere il grattacielo di cinquanta piani...ho ammirato i grattacieli di New York però qua non vorrei proprio averli!

A - Anche perché l’Isola verrà staccata. Io vengo da una zona di Milano, quella di Viale Abruzzi, dove ci ho abitato vent’anni, e devo dire che tutti gli inquilini e tutte le persone io non li conoscevo. Sono arrivata qua nel ’99 e nel giro di un anno avevo già fatto la conoscenza di quasi tutte le persone, voglio dire, di tante persone perché è proprio rimasto il quartiere, non popolare, ma di paese. Ricordo che avevo degli amici che ho portato in piazza Minniti e si sono guardati intorno dicendo “ma questo è un paese!”, ed è stata la prima cosa che hanno detto.

OinO - E’ forse ormai l’ultimo angolo di Milano sopravissuto con queste caratteristiche.

D - Poi c’è tutta la sua storia di quartiere operaio, perché qui c’era la Brown Boveri, diverse industrie e quindi tante case erano state costruite proprio per gli operai. Lo stesso Teatro Verdi era stato costruito per la gente che lavorava qua.

OinO - Quindi era stato costruito in funzione del lavoro?

D - In funzione del lavoro, per cui ci sono veramente degli edifici, anche di architetti famosi, qualcuno aveva organizzato un giro per l’Isola con un architetto che ci aveva spiegato…ed era assolutamente molto interessante. Secondo me il quartiere ha mantenuto questo respiro e quindi che Via Volturno venga sventrata per diventare il proseguimento di viale Zara mi sembra veramente una follia!

OinO - Con questo progetto si migliorerebbe la vita in questo quartiere?

A - A noi non migliora, però c’è gente che investirà dei soldi, sicuramente una speculazione con un centro commerciale, 500 posti auto, non so cosa diventerà.

OinO - Voi cosa vorreste, avete pensato ad esempio che la Stecca potrebbe trasformarsi, oppure cosa ci potrebbe essere al posto del centro commerciale?

D - I giardini mi vanno bene proprio perché tra l’altro l’Isola è il quartiere con minore verde pro capite a Milano, quindi è importante il fatto di aver conquistato questo e l’altro giardino dopo la Stecca.

M - Perché già anni fa volevano farci dei parcheggi.

D - A me piacerebbe mantenere questi micro giardini, perché sono veramente piccoli, poi la Stecca potrebbe continuare così e il filone che ha un pochino preso il quartiere cioè di essere un luogo di artigiani, ma artigiani di un certo tipo, ad esempio qui ci sono i liutai, se non sbaglio.

OinO - Un artigianato nobile, quindi.

A - Un’altra cosa che sento manca è una biblioteca.

D - Voglio dire, può diventare uno spazio polifunzionale la Stecca, no? Sarebbe veramente un delitto sprecare quest’occasione.

A - Una volta c’era anche il cinema qua in zona, insomma ci sono un bel po’ di cose che potrebbero essere fatte, non certo i grattacieli.

OinO - Ma se il signor Catella, colui che rappresenta il costruttore, per capirci, vi dicesse “volete questo, trovo il modo di darvelo, è previsto nel progetto”.

A - Lui ha fatto una proposta del genere, io l’ho sentito, per quello spazio che era la villa, cioè il vecchio arrivo della stazione, lui ha detto “ma io vi propongo lo spazio verde, la bocciofila” e non so che cosa…

OinO - All’interno di questo megaprogetto?

A - Sì, però tutto il resto noi non lo vogliamo.

OinO - Volete dire che la qualità del vivere è già questa, andrebbe solo migliorata con un uso appropriato della Stecca, dei giardini, e tutte le proposte che sono state fatte e che potrebbero essere tranquillamente realizzate?

A - Sì, sì, questo spazio verde non deve essere toccato, è l’unico che abbiamo in effetti, l’unico.

OinO - Il quartiere lo sente tutto questo o siamo parlando solo con quei pochi più sensibili?

D - Siamo sempre questo numero grosso modo.

M - In parte sì in parte no. Incredibilmente sembra che alla gente non gliene freghi niente, neanche davanti all’evidenza, visto che ci vivono. Davanti a certe cose uno avrebbe auspicato una mobilitazione generale, anche perché qui ci sono i genitori, ci sono i piccoli, ci sono gli anziani. A chi non interessa avere un piccolissimo, perché qui stiamo parlando di un piccolissimo spazio?

OinO - Ma da dove arriva questo senso d’impotenza? Ci pare di avere capito che per la maggior parte delle persone è proprio questo che li frega un po’, li fa chiudere in se stessi, oppure è proprio indifferenza immotivata?

A - Io credo che le persone di mezza età, o mamme con i bambini, forse si rendono conto della manifestazione, e poi persone di una certa età, credo, gli anziani, che nonostante tutto non sanno dove andare, che non hanno un posto.

D - E poi credo sia l’individualismo che è tipicamente italiano, no? ”Si va beh, mi rendo conto che ci sono i problemi, però dedicare un’ora a questa cosa intralcia quelli che sono i miei progetti, il sabato e la domenica”, lasciamo perdere.

M - Così, banalmente, come c’è un rifiuto verso la politica, che è una cosa che si sente, che si vede, verso l’impegno e quindi anche verso il sociale, c’è anche per quello che è la nostra qualità di vita, sembra che sia una cosa che non interessa a nessuno.

OinO - Noi che abitiamo a Brescia dobbiamo ammettere di essere molto meravigliati nel vedere l’impegno di queste persone, che non sono poche, nel vivere una situazione come questa. Persone che abitando qui che hanno le idee chiare, sanno quello che vogliono e cercano di controbattere una forza senza dubbio più potente di loro, ma non desistono. Pare che sia una situazione unica nella storia di Milano, perché sembra non vi siano precedenti simili, oppure no?

A - Ma ci sono ad esempio dei blocchi verso la zona di Niguarda, stanno organizzando anche loro un po’ di movimenti perché non vogliono le costruzioni di box per garage, adesso non so se sono sotterranei o no, che andranno a coprire parte del verde che hanno in quella zona. Poi, mi pare, un comitato che aveva parlato qua una sera, era quello della Darsena, anche lì stavano facendo qualcosa perché non volevano box, posti macchina. Per cui forse i quartieri per poter vivere una dimensione umana cercano di darsi da fare per bloccare queste situazioni.

M - In questo, purtroppo, esiste sempre isolamento perché ognuno si chiude nel proprio quartiere: la propria via, il proprio box, i propri cento alberi e bisogna dire che i risultati sono anche scoraggianti perché i box sono sempre stati fatti, gli alberi abbattuti. Basta vedere qui il bosco in città l’hanno rasato, in una notte, approfittando delle vacanze natalizie, che ha il sapore di un blitz come dire, facciamo in fretta e a cosa fatta…

OinO - Ma la forza dei cittadini che decidono di ribellarsi ai progetti sempre decisi da altri può essere d’esempio o questa è solo un’illusione?

M - Se siamo qui vuol dire che non è un’illusione, si spera sempre almeno di riuscire a farsi vedere. Il comitato Isola ha al suo interno delle belle teste pensanti che cercano anche con questa iniziativa di organizzare qualcosa. La cosa più difficile è riuscire ad aggregare intorno a queste idee una massa, che anche dal punto di vista numerico comincia a farsi sentire.

D - Io non capisco proprio cosa faccia la differenza. Per esempio, noi abbiamo avuto modo di seguire una lotta che hanno condotto in pochi a Nizza dove avevano deciso di fare un grosso porto prelevando delle aree che loro chiamano spiagge, ma di fatto sono aree di scogli, dove però la gente ci andava e naturalmente, non essendo spiaggia non c’era tantissima gente ed era decisamente un posto molto bello. Insomma questi qui sono riusciti a bloccare il progetto, io non capisco il perché, possiamo garantire che non erano tanti, non più di quelli qui noi oggi, però hanno fatto una lotta per un anno e hanno bloccato il progetto. Non capisco cos’è stata la differenza.

OinO - La stessa cosa che è successa ad Amburgo, dove un progetto del comune minacciava di chiudere lo spazio visivo del porto, l’ultimo rimasto, con un muro di grattacieli e anche lì un piccolo gruppo di persone del quartiere, fra cui artisti e personaggi vari, hanno vinto dopo otto anni la battaglia per la salvaguardia di questo spazio.

D - Ecco, non riusciamo invece a capire che cos’è che non riesce a farci andare avanti, forse abbiamo una classe politica che non ascolta, perchè sono talmente tanti gli interessi di tipo economico. Abbiamo provato ad andare al Consiglio di Zona durante una seduta ma…

M - Però, per quel che dicevi, anche a Nizza c’era dietro un progetto che era veramente ambizioso e quindi muoveva un sacco di soldi.

D - Attenzione, in un paese assolutamente di destra, profondo sud, una città che da sola dava quasi il 20% a Le Pen...

A - E qui la Stecca è in un quartiere di sinistra, e qui è proprio la sinistra che sta...non riesco a capire cosa c’è dietro a questa richiesta. Io l’ho sentito questo Catella quella sera parlare e devo dire che dopo un po’ sono uscita, sembrava che facesse tutto lui, che amasse il posto perché il padre e la madre... E quindi non so bene cosa potrà succedere della zona, io sono sfiduciata.

D - Forse è l’età che ci fa essere sfiduciati, nel senso che quando si è giovani c’è entusiasmo di credere che le cose possano cambiare, quindi non so.

M - Dicevate che a Brescia una cosa di questo genere non l’aveva mai vista?

OinO - Brescia è una città industriale, molto ricca, pur essendo una città ancora vivibile è poco sensibile a situazioni come questa. Si dedica principalmete alla propria ricchezza e alla propria immagine. Un esempio sul piano culturale è l’organizzazione delle “grandi mostre”, operazioni di facciata che non portano nulla di sostanziale alla cultura, culturalmente non si era presentata la necessità di rivedere la figura di Van Gogh sulla base di nuove ricerche, ma spettacolarizzano tutto e abituano la gente al consumo immediato e superficiale della cultura, inutile e costosissimo, precludendo a qualsiasi altra serie di attività culturali di poter attingere ad un budget, anche minimo. E La cosa più odiosa è questa propaganda populista dove appare che queste manifestazioni, assolutamente inguardabili e invivibili per la densità di persone e le condizioni in cui vengono allestite e realizzate, sono a vantaggio della gente, per dare loro la possibilità di confrontarsi con i capolavori dell’arte.

M - Questo è il marketing della cultura di oggi. Un mio collega è partito da Milano per Brescia perché condizionato da questo grande battage pubblicitario.

OinO - Non a caso i curatori si occupano ormai quasi solamente di marketing promozionale, proponendo sfarzose e costose anteprime ad un mondo di politici e di ricchi industriali. Ecco, una città la si capisce anche da questo suo modo di essere e di presentarsi, sono città contabili, dove contano maggiormente i numeri astratti dati dalle quantità di presenze arrivate in città per la mostra, invece di una necessità qualitativa.

A - Bisogna tenere conto anche del potere del clero a Brescia, dell’ambizione sfrenata del vostro sindaco che anche in chiusura ha voluto un grande festa, perché anche lui ama molto la visibilità, essere ricordato per questo tipo di cose, la fama.

D - Qui invece a me è sembrata un’ottima idea che anche degli artisti stranieri avessero pensato di riqualificare, mandando avanti l’opposizione a questo megaprogetto tramite la riqualifica della Stecca in quanto edificio storico e che quindi andava rifatto, e mi sembrava una strada buona, però non so, con questa giunta, speravo che in qualche modo qualcosa cambiasse, invece...

A - Sì, è un luogo da rivalutare, da rivitalizzare, invece così com’è purtroppo no, anzi, purtroppo è diventato un luogo…insomma è la parte dolente, perché ultimamente alla Stecca alla sera la gente va e spaccia. Questo è stato il guaio, entra di qua ed esce di là, però il comitato di quartiere si è dato da fare e la questura sa di questa cosa.

D - Adesso vengono chiusi i cancelli.

Si aggiunge al gruppo anche Patrizia

P - No ma è un errore, è stato considerato un errore perché non si chiudono i cancelli con dentro gli spacciatori, crei dei terreni di coltura, per cui ci sarà un’altra operazione, probabilmente.

A - Perché loro vivono li dentro?

P - E’ beh, sai qui c’è un po’ di tutto.

A - Eppure sembra che in qualche modo la situazione sia tollerata perché c’è stata anche la polizia…

P - E’ stata fatta un’operazione di pulizia dalla polizia l’anno scorso, pesantissima, ma adesso andrebbe rifatta. Però il discorso del rifare vuol dire anche chiudere, murare certe cose, certe associazioni che non…insomma pulire è pulire, non è che puoi fare un distinguo, la prima volta è stato fatto un distinguo, la seconda volta non si sa se si fa il distinguo, ma noi ragioniamo più in avanti.

A - Passo, passo...

P - Per forza.

A - Comunque fa molto gioco la scritta nei bar che dice “in questo locale non voglio che tu beva se non sei maggiore di sedici anni”.

P - Il lavoro che si fa qui in quartiere con i commercianti è importante, per cui cerco di lavorare sempre su questa cosa, di arrivare a un patto con questi commercianti. Se c’è questo tipo di coalizione del mondo adulto si riesce a cambiare qualcosa, perché non è vero che non ci si debba divertire, è vero che ci si può divertire avendo un’educazione che non è restrittiva ma è una buona educazione, per essere contenti.

OinO - Basta fornire loro altri modelli. Sono quelli che mancano.

P - E’ quello! Per cui il mondo adulto di adesso e questo esperimento significa anche questo.

D - Ma vedete, non è giusto che nelle discoteche si vada a mezzanotte o alla una, è un impegno veramente incredibile, siamo stati giovani anche noi e si andava alle dieci.

M - Tutti e dico tutti, dal primo fino all’ultimo non si può dire che non siano sballati, perché lo sono.

D - E’ vero che sono giovani, ma non possono farcela a reggere fino alle sei del mattino.

M - Per cui devono farsi di tutto.

D - Non capisco perché a un certo punto si sono cambiati gli orari, è evidente che a questo punto il ragazzo consuma di più…sì, insomma è evidente che ci sono dietro delle cose. Però li sarebbe sufficiente…

A - Beh, però in Olanda ad esempio, in Germania i superalcolici nelle autostrade non si vendono. Va beh, uno se li può comprare fuori e portarli…

P - Ma se li trovi al supermercato! Noi abbiamo piazzale Archinto che di notte è piena, si portano le bottiglie lì e vanno a fare caciara a S. Lorenzo. Io temo quando dovranno pedonalizzare piazza Tito Minniti che è il posto adatto, un anfiteatro per queste cose.


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